<<Il calcio è un gioco emozionante e travolgente, bello sia da giocare che da vedere.
Questo sport si basa su una forte fiducia verso i compagni e su uno spirito di sacrificio non indifferente. Infatti il giocatore migliore è quello che resiste alla tentazione di tirare il pallone, per passarlo ad un compagno che ha più possibilità di fare goal.
Il calcio ha quel potere “mistico” di creare forti legami di amicizia fra i membri di una squadra, ma anche di distruggerli. Questo succede proprio perché il calcio è uno sport travolgente, che ha come un potere magnetico che attira e spinge a dare il massimo.
Però il calcio è stato rovinato dall’ impressionante quantità di soldi che ci girano attorno.
Ormai nel calcio, sempre più spesso, non esiste l’amicizia, lo spirito di squadra, il sacrificio per il bene dei compagni, ormai tutto quello che conta è vincere e non importa con quali mezzi, basta vincere.
Proprio per tutti questo, il gioco è cambiato radicalmente: gli spettatori spesso diventano aggressivi e irragionevoli, arrivando persino a compiere atti assolutamente folli.
Anche le piccole scuole di calcio sono diventate competitive e affamate di vittorie, anche il loro motto è diventato: “L’importante è solo vincere”.
Queste mini-società arrivano addirittura a comprare, si intende non per soldi, da altre scuole i bambini più bravi, tenendo poi sempre in panchina i bambini che sono un po’ meno bravi.
Secondo me, il calcio è uno sport bello che è stato rovinato dall’eccessiva competizione.
Per ritornare ad avere i valori ed il divertimento di tanto tempo fa, tanto che noi ragazzi non ne abbiamo nemmeno memoria, basta far capire che alla fine il calcio è un gioco, e non è nulla di più>>
Marco Baldini Tosi
<<Il gioco del calcio riesce ad appassionare persone di tutte le età.
Fin da piccoli, molti ragazzi hanno iniziato a giocare a “calcio” con il primo pallone regalato.
Il calcio è uno sport che può essere praticato da tutti (non è necessario essere dei campioni come Maradona), occorrono soprattutto dei valori, quali la passione, il sapersi aggregare in una squadra, il divertirsi, il praticare movimento e la cosa più importante che accomuna tutti gli sport, cioè il rispetto delle regole.
Il gioco di squadra è un aspetto fondamentale, è la capacità di inserimento; le partite richiedono un impegno collettivo, perché i giocatori partecipano sempre e tutti all’azione, sia in difesa sia in attacco, e, quando si tratta di andare in rete, tutta la squadra contribuisce a fare goal.
Il calcio non è uno sport asociale come il nuoto o il tennis, ma è un gioco di squadra e se un giocatore riesce ad inserirsi bene nella propria squadra ha già svolto metà del lavoro, perché anche se in campo scendono undici giocatori, dopo il fischio d’inizio diventano un giocatore unico.
Il calcio fa maturare molto il carattere, perché abitua ad una maggiore continuità nell’impegno (allenamenti), al senso di responsabilità, all’attenzione verso gli altri, qualità necessarie non solo negli incontri sportivi, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni.
Il calcio è presente in tutto il mondo. Esso riesce a diventare una cosa unica, senza distinzioni di razza, cultura, religione e lingua.
Ma purtroppo negli stadi molte regole non vengono rispettate, soprattutto dai tifosi.
Purtroppo durante le partite, gli animi si scaldano troppo, l’andamento del gioco talvolta rende nervosi gli spettatori e allora il clima dello stadio diventa più aggressivo, cominciano a volare parole grosse sia agli arbitri che ai giocatori e, alcune volte, anche oggetti in campo; non sono rari gli scontri anche tra tifosi, e le gradinate diventano dei veri campi di battaglia.
Alcune volte quello che vediamo alla TV ci porterebbe a non seguire più questo sport, ma per fortuna questo non avviene, perché il calcio è una cosa bella, fra l’altro è anche un mezzo per la solidarietà. Sono note infatti molte “associazioni”, come la Nazionale cantanti, attori e piloti, che fanno partite per raccogliere fondi per aiutare i bisognosi nel mondo.
Anch’io gioco a calcio e per me questo sport significa: libertà, uguaglianza, fratellanza, rispetto reciproco, onestà, aggregazione e divertimento>>.
Marco Bruni
<<Il calcio è, probabilmente, lo sport più popolare al mondo e, più di altri, può contribuire alla diffusione di valori universalmente condivisi.
Il far parte di una squadra può contribuire, e non poco, alla formazione di una persona. Facendo parte di un gruppo di persone, infatti, il singolo giocatore deve rinunciare all’egoismo, all’individualismo, per imparare a fare gioco di squadra.
Inoltre, per ottenere risultati occorrono un impegno costante e il rispetto delle indicazioni dell’allenatore.
Importante è anche il rispetto delle regole del gioco, e quindi anche l’accettare la sconfitta, in quanto può sempre esserci qualche avversario più forte, senza trovare le motivazioni al di fuori del gioco in sé (arbitri ecc.). I valori elencati finora potrebbero essere trasportati nella vita di tutti i giorni, dove si possono trovare evidenti analogie.
Come già detto, il calcio è probabilmente lo sport più popolare al mondo. Viene giocato in tutti gli stati, anche in quelli più poveri, soprattutto grazie al regolamento piuttosto semplice. Persone di nazionalità diversa, anche se non si capiscono tra loro, possono “capirsi” giocando a calcio. Un tipico esempio sono le varie manifestazioni calcistiche internazionali che si svolgono periodicamente (come per esempio i Campionati Mondiali), a cui partecipano squadre provenienti da stati o addirittura continenti diversi, che in queste circostanze hanno l’occasione di farsi conoscere al mondo.
Purtroppo non esistono solo aspetti positivi in questo sport. Negli ultimi quindici anni circa, è aumentato in modo considerevole il giro d’affari intorno al mondo del calcio.
Si hanno quindi tutte le questioni legate ai diritti televisivi, alle varie sponsorizzazioni ecc.. L’interesse economico si manifesta anche attraverso l’interesse dei media, che enfatizzano aspetti secondari (arbitraggi, comportamenti di giocatori ecc.). Di conseguenza, si ha anche maggior interesse da parte della gente, e quindi maggiori consumi (le Pay-TV).
L’altro problema di rilievo è la violenza dentro e fuori gli stadi, probabilmente uno dei maggiori problemi di ordine pubblico in Italia, visti gli ultimi spiacevoli episodi.
Come dimostrato dagli ultimi fatti, gran parte degli pseudo-tifosi che prendono parte alle vere e proprie guerriglie urbane non sono altro che persone e gruppi, politici o non, che non hanno niente a che vedere con questo sport e che utilizzano il calcio come pretesto per la violenza.
Questi episodi purtroppo non succedono solo in grandi palcoscenici, come possono essere quelli della Serie A, ma anche in quelli dei dilettanti o, peggio ancora, durante le partite di ragazzini, in cui a partecipare alle risse sono i genitori per futili motivi. Questi aspetti negativi andrebbero limitati, se non eliminati del tutto, in quanto mascherano e sciupano quello che non è altro che un semplice gioco>>.
Leonardo Bucca
<< Il calcio è uno degli sport più belli del mondo, almeno secondo me!
Credo che questo sport, oltre all'attività fisica per i giocatori e allo spettacolo che vive il pubblico, generi nelle persone tanti altri sentimenti, ad esempio l'unione di più persone per un obbiettivo comune, creando così un aiuto reciproco, un rispetto fra compagni e anche un coinvolgimento emotivo che permette di gioire per le stesse cose, di incitarsi a migliorare, senza mai scoraggiarsi.
Io pratico questo sport da diversi anni e mi ha permesso di vedere alcuni lati del mio carattere che in situazioni normali non avevo notato, consentendomi così di migliorarmi.
Una cosa molto importante che c'è praticando questo sport è anche il divertimento che si crea durante gli allenamenti, con gli scherzi, le burle, le risate, e anche a fine allenamento, quando tutti insieme, dopo aver faticato tanto, ci infiliamo finalmente sotto la doccia calda, scherzando con gli sciampi e le spugne, insomma facendo un gioco sotto l'acqua!
Nel pubblico il calcio crea unione per l'incitamento dei giocatori, cercando di non farli scoraggiare e di sostenerli fino alla fine, utilizzando anche bandiere e striscioni e cantando cori.
Porta perfino a fare lunghissimi viaggi per vedere la propria squadra.
Insomma questo è un gioco che ha tanti aspetti positivi, ma purtroppo, come tutte le cose, ha un lato negativo, ci sono, infatti, secondo me, dei falsi tifosi che usano questo sport per scaricare le proprie rabbie, i propri rancori, le proprie ingiustizie, incanalandole verso un finto tifo che permette loro di sfogarsi ed è così che si vedono molto spesso alla tv delle scene di guerriglie e aggressioni, dove avvengono anche delle gravi tragedie, tipo la morte di poliziotti o tifosi.
Quello che mi fa tanto irritare è la stampa, la tv, che cerca in ogni caso di spettacolarizzare tali avvenimenti. Tutti i giorni sembra una gara a chi mette in onda le scene più cruente e dolorose, cercando così di attirare più pubblico possibile.
Fanno trasmissioni su trasmissioni su questo problema, ma sembra che nessuno voglia mai risolverlo.
Insomma io credo che, come in tutte le cose della vita, ci sia un lato positivo e un lato negativo, l'importante è riconoscere i propri errori e i propri sbagli, cercando di migliorarsi, perché se ognuno di noi nel suo piccolo facesse qualcosa di buono, sicuramente tutti insieme creeremmo qualcosa di grande>>.
Emanuele Centi
<<Calcio, uno sport dalle radici lontane, il quale trova i suoi “antenati” nei giocatori fiorentini, che nel lontano ‘500 iniziarono a tirare i primi calci ad un pallone, che però veniva scagliato pure con le mani nelle porte avversarie. Chissà se essi si sarebbero mai immaginati di aver dato i primi passi allo sport che sarebbe poi diventato il più seguito al mondo, con milioni di praticanti e seguaci in ogni angolo della terra, di ogni colore e lingua.
Per vedere però le prime vere partite come oggi vengono giocate bisogna risalire alla seconda metà dell’’800, precisamente in Inghilterra, dove nei verdi campi cominciarono a disputarsi tornei ed incontri tra le formazioni locali, dove l’arbitro dettava le primitive, a dispetto di ora, regole, e gente curiosa assisteva con un certo entusiasmo.
Il calcio si è poi diffuso in tutta Europa, giungendo in America, Africa ed Asia, formando così calciatori che davano vita alle squadre ufficiali, con la possibilità che tutte si potessero sfidare in un certo lasso di tempo, definito stagione, nella quale si potesse vedere quale fosse il club o la nazione più forte, quindi logicamente con più tifosi e, non ultimo aspetto, con i giocatori più pagati.
Ultimamente, purtroppo, questo fantastico gioco è diventato più che altro un enorme giro di soldi e si sono dimenticati dei valori che esso dovrebbe trasmettere, soprattutto a noi giovani, che ancora lo viviamo come un passatempo per stare con gli amici, scherzare assieme dentro al campo e agli spogliatoi, e che poco siamo a conoscenza di come possa essere ai grandi livelli, dove dai giornalisti e da noi stessi viene preso in considerazione e ricordato più il giocatore ribelle e fuori dalle righe che il calciatore che si impegna rispettando le regole con costanza in ciò che di buono può dimostrare di essere.
Il calcio è una scuola di vita, che insegna fin da più piccoli a rispettare regole, impegni ed avversari. Ma non solo dentro al campo, pure fuori, dove invece accadono spesso episodi di vandalismo, violenza e razzismo che riempiono le pagine di giornali sportivi e non.
Tutti gli sportivi dovrebbero quindi combattere tanta idiozia e ignoranza, mostrando attraverso vari gesti, come il portare la propria famiglia allo stadio, che i protagonisti veri non sono gli elementi violenti, ma coloro che scendono in campo e si siedono nulle curve facendosi notare per il bel gioco e per le spettacolari scenografie e non per le violente risse, poiché un calcio più sano si costruisce attraverso questi piccoli ma semplici gesti.
[...]India, Nuova Zelanda, Brasile, Italia e addirittura i piccoli arcipelaghi sperduti che circondano i cinque continenti, tutti mondi lontani tra loro, ma che si avvicinano quando il gioco in questione è il calcio. E chi si sarebbe mai immaginato che quello sport iniziatosi a sviluppare nelle regole basi nei verdi campi inglesi di fine ‘800, sarebbe pian piano diventato il più seguito al mondo, con milioni di giocatori, grandi e piccini, professionisti e amatoriali; senza poi contare il grandissimo numero di fan che lo segue, di qualsiasi colore o lingua.
Chissà quanti di noi hanno iniziato a tirare i primi calci ad un pallone prima ancora di saper contare, spinti da una passione che nasce dentro o da genitori che, capita pure questo, non hanno potuto vivere in prima persona il proprio sogno e vorrebbero quindi farlo vivere ai propri figli. E magari, se non ci permette a diventare grandi campioni, il calcio, fin da piccoli, può essere utile a farci rispettare delle regole, ad accettare le sconfitte, a dar valore alle vittorie anche senza essere entrati in campo e, non per ultimo, ad avere una costante attività fisica.
Ma il calcio non è solo sport sul campo, è tifo, passione, gioie, delusioni per chi non lo gioca; d’altronde, come sarebbero le partite senza migliaia di sostenitori che, dalle curve e dalle altre parti degli stadi, tesi ed eccitati, inneggiano con forza la propria squadra, nei più svariati modi, giusti o sbagliati che siano. Come quando, pacificamente, la gente accorre serena e priva di oggetti pericolosi per aggredire gli avversari, ma li stupisce con magnifiche coreografie e divertenti striscioni; ma purtroppo anche quando le persone, o meglio i “vandali”, sembra che vadano allo stadio solo per sfogare la loro aggressività, con la conseguenza che molti incontri vengono così ricordati come stragi e non per quello che invece dovrebbero. A tal proposito, i primi a dover prendere l’iniziativa per migliorare le cose, dando il buon esempio, dovrebbero essere proprio quei giocatori con un carisma speciale, leader dentro e fuori dal campo, quelli insomma che hanno il “potere politico”, calcisticamente parlando, di poter comunicare a tutti coloro che sbagliano o che possono sbagliare, per non permettere il ripetersi di noti e tristi episodi, basti vedere le recenti morti di poliziotti ed ultras. Quei calciatori che non tengono nel proprio curriculum passati di alcool, droga o comunque di fatti negativi, ma che si impegnano, oltre che nel gioco, nel curare malattie, nel sostenere buone azioni, nel portare questo fantastico sport in quei paesi dove i ragazzi non possono coltivare e far crescere la propria passione. Significative sono, al riguardo, storie di giovani perlopiù sudamericani e africani, passati dal tirare calci alle lattine a calpestare il palcoscenico dei grandi campi internazionali. Ciò porta speranza a tutti gli altri che un giorno possano diventare come gli idoli di cui ogni giorno indossano la maglietta.
Quindi fermiamo il calcio come merce di guadagno da sponsor e scommesse, eliminiamo l’ignoranza ed il razzismo dagli spalti e riportiamolo ad essere uno sport dai sani valori ed accessibile a tutti>>.
Daniel Deni
<<Il calcio ha oggi un valore, e quindi un ruolo, ben più significativo rispetto a quello che a prima vista e prima di tutto gli viene attribuito, ovvero il valore di gioco; esso è infatti una sorta di linguaggio universalmente compreso, che indifferentemente dal paese, clima, religione ecc. riesce ad accomunare tutti.
Il calcio è bellissimo, davanti ad esso siamo tutti uguali perché è un gioco, un’arte che insegna la libertà, la passione, la volontà di riscatto.
A livello didattico il calcio è strumento educativo e formativo. Per la collettività è uno spettacolo che esprime un insieme di valori: la passione, fondamentale per praticare qualsiasi sport; l’aggregazione, cioè la voglia di stare insieme, di essere parte di una squadra che abbia un solo cuore; il divertimento, quello sano che fa star bene; il movimento che fa bene sì al fisico, ma anche allo spirito della persona; il rispetto delle regole, quindi competere, ma nel rispetto dell’avversario; l’impegno, la giustizia, il sacrificio, il saper credere fino in fondo nelle proprie capacità, ma anche il saper riconoscere i propri limiti.
Lo sport del calcio può essere considerato una metafora di vita, perché la vittoria e la sconfitta, la difficoltà ed il riscatto sono verità non solo per l’atleta, professionista e non, ma per tutti noi che ogni giorno disputiamo quella difficile e a volte gioiosa partita che è la vita.
Il calcio rappresenta una forma di socializzazione mondiale, proprio perché questo sport in campo unisce diverse etnie, culture, tradizioni e stati sociali diversi, ed è quindi un mezzo ed un linguaggio per opporsi a qualsiasi forma di razzismo e discriminazione.
Esistono molteplici forme di solidarietà, il calcio nel suo complesso ne è un’espressione.
Nel nostro paese il concetto di solidarietà espresso dal calcio si concretizza, fra l’altro, in un esempio assai significativo e ormai consolidato, costituito dalla Nazionale cantanti, che con le sue esibizioni esercita un forte richiamo sugli sportivi e sulla gente in generale e porta ad una grande collaborazione, finalizzata all’aiuto dei più bisognosi o alla raccolta fondi per la ricerca medico-scientifica.
È importante nella società di oggi incrementare e diffondere la pratica dello sport, del calcio e non solo, come fattore di benessere psichico-fisico, ma soprattutto come strumento di crescita sociale, morale e umana di tutta la fascia giovanile>>.
Andrea Pinzani
<<Dai primissimi anni di vita i bambini iniziano a tirare calci ad un pallone…
La maggior parte di loro, quando inizia a crescere, sogna di diventare come un campione della sua squadra del cuore.
Man mano che crescono, i bambini iniziano le partitelle nel cortile di casa come un puro divertimento; ma da un semplice passatempo, il calcio può diventare per alcuni un vero e proprio sport, da prendere seriamente, con le sue regole e i suoi principi.
Molti genitori si domandano se il calcio è davvero uno sport adatto per i propri figli, se dal punto di vista psicologico può essere educativo, se può far bene ad un fisico in crescita..
Il calcio è uno sport che può aiutare lo sviluppo fisico, e aiuta la coordinazione di ogni ragazzo.
Questo sport è un gioco di squadra, in cui ciascuno ha un ruolo ben definito, scelto in base alle proprie caratteristiche.
Ognuno quindi impara a mettere a disposizione del gruppo le sue doti per raggiungere un obbiettivo comune, obbiettivo che richiede anche un comportamento corretto e senso di responsabilità.
Può essere preso anche come uno sport violento o troppo rischioso.
In realtà, gli inevitabili “scontri” aiutano i ragazzi a superare la timidezza e i timori e a vincere la paura del contatto fisico.
L’arbitro detta le regole in campo, la sua presenza garantisce il rispetto di queste regole, affinché nessuno trascenda, così lo “scontro”diventa un confronto ad armi pari, in cui giocano abilità e agilità.
L’aggressività inoltre, moderatamente, non è affatto negativa, ma è la molla interiore che spinge a superare i propri limiti e a “combattere” per raggiungere una meta, che è la vittoria.
L’obbiettivo che spinge ad attaccare sia da una parte che dall’altra è il goal.
Chi a volte è troppo aggressivo, provocando danni all’ avversario, viene punito molto severamente dall’arbitro.
Durante l’allenamento vengono insegnati anche dei “rituali” improntati al concetto di rispetto dell’avversario, come la stretta di mano a inizio e a fine partita e l’abitudine di aiutare l’avversario a rialzarsi dopo un intervento o un contatto fisico “duro”.
Come in ogni sport, nel calcio è necessario accettare le sconfitte come le vittorie.
Sbagliare è sempre possibile in qualsiasi categoria.
Ciò che conta davvero in questo sport, come in altri del resto, è l’impegno e la coscienza di averci messo il massimo e il meglio delle proprie possibilità..
Il ragazzo cosi impara ad avere un atteggiamento concreto, riconoscendo i propri limiti, riconoscendo anche che perdendo si può continuare sempre a lottare.
Infine c’è l’aspetto dell’allenamento. Esercizi che vanno ripetuti più volte per arrivare preparati in condizioni fisiche adeguate per poter giocare.
I risultati che poi vengono in campo, sono frutto del proprio impegno, fatica e costanza.
L’allenatore, esperto di gioco e tecnica, serve per guidare ciascuno e tutti, i quali capiscono che, dando ascolto a chi ha più esperienza, si può raggiungere più velocemente l’obbiettivo.
Il calcio di grandi categorie non serve solo per guadagnarsi soldi, ma serve soprattutto a realizzare il sogno di colui che ha voluto e ha creduto nella possibilità di realizzarlo>>.
Stefano Tinaglia
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